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176 | emilio salgari |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Salgari - Il treno volante.djvu{{padleft:176|3|0]]telle, raccomandarono al negro di far buona guardia e scesero la scala.
Appena giunti a terra, lo sceicco andò loro incontro e mentre la popolazione, formata per la maggior parte di negri e di mulatti, si gettava in ginocchio, tese le mani verso gli aeronauti, dicendo con molta nobiltà:
— Vi dobbiamo la vita e la nostra città.
— Abbiamo fatto il nostro dovere — disse Matteo in lingua araba.
— Ed io ho voluto far aiutare, da questi generosi europei, i miei connazionali — disse El-Kabir.
— Tu sei un arabo! — esclamò lo sceicco.
— E forse mi conosci.
— Il tuo nome?
— El-Kabir.
— Il trafficante di Zanzibar?
— Sì.
— Molti anni or sono tu devi essere stato qui.
— È vero — rispose l’arabo. — Sono passato di qui parecchie volte con carovane di schiavi.
— Insieme con l’arabo Altarik?
— Sì, insieme con lui.
— E chi sono gli uomini che ti accompagnano? Figli della luna o del sole?
— Sono degli europei — rispose l’arabo.
— E la bestia che montate?
— Non è una bestia, è una macchina che vola come gli uccelli.
— Ah, questi europei! — esclamò lo sceicco, guardando con ammirazione Matteo e Ottone ed inchinandosi dinanzi a loro.
— Signori — disse poscia, — gli abitanti di Mongo sono fieri di accordare ospitalità ai loro salvatori.
Con un gesto fece allontanare gli abitanti che si stringevano addosso agli europei, guardandoli curiosamente, e li condusse in