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200 | emilio salgari |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Salgari - Il treno volante.djvu{{padleft:200|3|0]]tendosi ferocemente. Era lungo tre o quattro metri e coperto da piastre ossee di tale spessore da sfidare le palle dei migliori fucili.
— Ben ramponato! — esclamò Matteo.
— Si poteva fare a meno di questo intruso — disse Ottone.
— Come sbarazzarcene?
— Le nostre palle a nulla serviranno.
— Aspettiamo che muoia.
— L’attesa sarà lunga — disse El-Kabir. — Questi sauriani hanno una vitalità straordinaria.
— Proviamo a bersagliarlo — disse Matteo.
— Non ne fareste niente — rispose l’arabo. — Bisognerebbe che il coccodrillo mostrasse il ventre.
— Tagliamo la fune.
— Sei pazzo, Matteo? Non abbiamo che questa àncora.
— E vuoi rimanere qui tutto il giorno?
— Il Germania, lo sai bene, presto comincerà a ridiscendere.
— Ho trovato! — esclamò Ottone.
— Che cosa?
— Il modo di liberarci dal coccodrillo.
— In quale modo?
— Quanto credi tu che pesi?
— Almeno due quintali.
— Abbiamo qui una cassa piena di filo di rame che destinavo ai sultani negri e che pesa press’a poco duecento chilogrammi.
— E cosa vuoi concludere?
— La faccio gettare nel lago e sollevo il coccodrillo — disse Ottone ridendo.
— Ottima idea!
— Che ci priva però della cassa — osservò El-Kabir.
— I sultani ne faranno a meno. Già, non ci mancano altri regali. Matteo, El-Kabir, aiutatemi.
Mentre Heggia sorvegliava la corda dell’àncora, i tre aeronauti