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164 la città dell'oro

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Salgari - La Città dell'Oro.djvu{{padleft:172|3|0]]diritti, giovanotto mio. Sai che alcuni uomini smarritisi nelle foreste, non ne sono più usciti?... Fortunatamente noi abbiamo i nostri fucili e se non siamo molto lontani dall’Orenoco, i nostri spari potranno venire uditi dai compagni.

— Proviamo a riguadagnare le rive del fiume.

— Non domando di meglio, ma... zitto!... Non hai udito un grugnito?

— Diavolo!... Ancora i pecari?

— O qualche altro animale.

— Sarebbe il benvenuto, dottore. Sento l’ora della colazione.

— Avanziamoci con precauzione. Sento che i grugniti vengono da quel macchione di palme tucum.

Armarono i fucili e s’inoltrarono senza far rumore, attraverso agli alberi ed ai cespugli, girando lentamente attorno ai tronchi per tema di trovarsi improvvisamente dinanzi a qualche formidabile fiera.

Avevano percorso una trentina di passi, quando giunsero sull’orlo d’una piccola radura in mezzo alla quale alzavasi solitario un enorme summameira (eriodendron summauma), albero di proporzioni gigantesche, coi rami assai nodosi e perfettamente simmetrici, il tronco sorretto alla base da speroni naturali e da specie di contrafforti che si staccano dall’albero a otto o dieci piedi

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