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20 la città dell'oro

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Salgari - La Città dell'Oro.djvu{{padleft:28|3|0]]aveva mai avuto un parente presso di sè, aveva pensato di chiamare un suo cugino che dimorava alla Florida, un giovanotto di diciott’anni di bell’aspetto, valente cacciatore, avido di viaggi e di avventure, ma fino allora poco fortunato, poichè aveva veduto distruggere le sue piantagioni da una rivolta d’indiani Seminoli. Ed appunto quel giorno Alonzo, il cugino desiderato, era giunto e per festeggiare il suo arrivo aveva organizzato quella caccia al giaguaro che sarebbe terminata drammaticamente senza il provvidenziale intervento dell’indiano Yaruri.

Quando i due cugini giunsero alla piantagione cadeva la sera. Gli schiavi stavano per ritirarsi nelle loro capanne per prepararsi la cena; solamente la distilleria ancora fiammeggiava spandendo all’ingiro, per un tratto immenso, i suoi effluvii alcoolici.

La comparsa di Yaruri parve però che destasse una agitazione fra un gruppo d’indiani occupati a prepararsi il pasto serale all’aperto. Furono veduti alzarsi rapidamente, additarselo l’un l’altro e scambiarsi delle rapide parole.

Ma nè don Raffaele, nè Alonzo, nè Yaruri vi avevano fatto caso e si diressero verso l’abitazione, sulla cui soglia un uomo di bassa statura ma assai membruto, colla pelle oscura che aveva dei riflessi ramigni, con

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