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208 sul mare delle perle

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— Andiamo ad ascoltare.

Mentre il capitano e Durga preparavano i letti colle foglie portate dai due marinai, si diressero verso la porta del tempio arrestandosi sulla gradinata.

La tenebrosa jungla in quel momento taceva, come se tutti fossero fuggiti. Perfino i grilli non cantavano più. Si udivano invece le canne accarezzarsi le une le altre, smosse dal venticello notturno.

Amali, curvo verso il basso della scala, colle mani agli orecchi, ascoltava trattenendo il respiro.

In mezzo al silenzio si udì un latrato lontanissimo, quel latrato speciale che i cani mandano quando seguono le tracce della selvaggina.

— Avete inteso? — chiese Amali.

— Sì, — rispose il francese, impallidendo. — È un cane che caccia.

— Una selvaggina a due gambe.

— Sì, noi.

— Come vedete il mio udito non si era ingannato.

— Deve essere molto lontano.

— Non è ancora giunto nella jungla.

— Sarà seguito dai cingalesi?

— Potete esserne certo, — rispose Amali.

— Allora neanche qui siamo sicuri.

— No, Jean.

— Siamo costretti a riprendere la fuga.

— Aspettiamo prima di lasciare questo rifugio. I cani cacciano male nella jungla e quell’animale

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