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cap. xvii. — le galee del marajah 255

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Una scarica di spingarde sfonda la galea la quale si sommerge rapidamente, col fianco fracassato.

Il Bangalore urta la seconda, sconquassandola, poi esce in mare, tuonando contro le altre quattro che non sono ancora giunte in mezzo al canale.

— Siamo passati — grida Jean Baret, con voce trionfante.

— Eppure ci danno la caccia, — risponde Amali.

— Le lascieremo indietro. La brezza è molto fresca e correremo come uccelli marini.

Le quattro galee si erano slanciate dietro ai fuggiaschi, facendo forza di remi e continuando a sparare con un crescendo assordante.

Il Bangalore era troppo buon veliero per lasciarsi raggiungere. Colle vele gonfie quasi da scoppiare, correva come una rondine, fuggendo lungo la costa, per cercare di far arenare le galee.

Jean Baret e Amali, avevano gettato un lungo sguardo sul mare, temendo di vedere al largo altre navi nemiche.

— Siamo soli — disse il re dei pescatori di perle. — Eppure sono certo che le flotte del marajah e del principe di Manaar si sono unite per tentare la liberazione di Mysora.

— Che abbiano già assalito il vostro scoglio?

— Ho questo dubbio.

— E come faremo noi a raggiungerlo se le squadre nemiche lo stringono d’assedio?

— La notte è oscura e tenteremo d’ingannarle.

— Sono forti sul mare il marajah ed il principe di Manaar?

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