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274 sul mare delle perle

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— Oh! Ne ha così pochi! Le sue crudeltà gli hanno alienato le simpatie di tutti. Come va l’assedio?

— Mi pare che i cingalesi non abbiano alcuna intenzione di andarsene. Mostrano un coraggio insolito.

— Vi sono costretti.

— Perchè, Amali?

— Ho saputo che il marajah ha giurato di far decapitare tutti i comandanti delle galee se non tornano vincitori.

— Non ischerza il marajah.

— Manterrà la parola, Jean Baret; conosco la crudeltà di quell’uomo.

— Si romperanno inutilmente le teste contro queste rocce. Sono dodici volte più numerosi dei nostri uomini, eppure non riusciranno a mettere piede su questo scoglio. È una rocca veramente inaccessibile.

— E anche bene armata.

— Ed i vostri uomini tirano bene, mio caro Amali. Un’altra galea è stata mandata a fondo, fino dalle prime scariche. Mettiamoci anche noi della partita. Conosco le spingarde e so adoperarle.

— Che cos’è quello che non sapete fare?

— Un avventuriero deve saper maneggiare tutte le armi da fuoco — disse Jean Baret. — Spariamo qualche colpo anche noi.

Le galee del marajah di Jafnapatam e quelle di Manaar rispondevano vigorosamente alle spingarde del re dei pescatori, tempestando le opere

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