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cap. iii. — un abbordaggio notturno 35

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Salgari - Sul mare delle perle.djvu{{padleft:47|3|0]]suo margine inferiore l’orizzonte, mentre dalla parte opposta la luna sorgeva facendo scintillare le acque di miriadi di pagliuzze d’argento. La notte si avanzava con rapidità perchè in quelle regioni piomba quasi improvvisa, non essendovi, come da noi, lunghi crepuscoli.

Già il sole stava per scomparire tutto, quando una lontana detonazione si ripercosse sul mare, propagandosi distintamente al disopra delle acque e destando l’eco delle scogliere.

Era la cannonata dello strazionario inglese che indicava la chiusura della pesca.

Amali si era alzato. Una fiamma sinistra illuminava i suoi occhi, mentre le sue narici si dilatavano come se già fiutasse l’odore della polvere.

Ritto sulla punta estrema dello scoglio, guardava verso ponente, seguendo i movimenti disordinati dei punti neri che indicavano le scialuppe dei pescatori.

Aspettava che uno di quei punti neri si staccasse e si dirigesse verso levante.

— La vedi? — chiese, dopo un po’ a Durga, col volto raggiante. — La vedi avanzarsi?

— Sì, padrone: la barca della bella Mysora si è staccata dal grosso delle scialuppe e torna verso Ceylan.

— Il marajah l’aspetterà invano questa sera.

— I nostri uomini sono pronti ad assalirla e li vedo già impugnare le armi. Sono impazienti di misurarsi coi cingalesi del marajah e di vendicare la miseranda fine di tuo fratello. Sono venti eppure non hanno paura di affrontarne cento.

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