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170 capitolo decimottavo.

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La tigre aveva interrotto il pasto e pareva che ascoltasse con profonda attenzione. Agitò la coda due o tre volte, poi si volse bruscamente verso poppa fissando gli occhi sul boccaporto del quadro.

— Ha udito qualche cosa — mormorò Asthor, rabbrividendo.

— Sì — rispose il capitano, la cui fronte s’imperlava d’un freddo sudore.

La tigre rimase immobile per alcuni istanti, guardando sempre il boccaporto con quei suoi occhi che avevano dei veri riflessi, poi si diresse silenziosamente verso poppa, ma come indecisa.

— Anna!... Anna!... La tigre! — gridò il capitano.

Grinnell levò il pesante boscello e lo scagliò verso la fiera, la quale con un grande balzo lo evitò, fuggendo verso prua.

Nel quadro s’udì un colpo sordo, come di una porta che si chiude con violenza, poi la voce di Anna che gridava con accento trionfante:

— Padre, siamo salvi!...

— Hai le armi?

— Sì!...

— Barrica la porta.

— È barricata.

— A te, ora — disse il capitano, volgendosi verso Asthor.

Miss — gridò il vecchio pilota. — Occupate la vostra cabina o quella del capitano?

— La mia — rispose Anna.

— La vostra finestra guarda...

— A babordo, presso il timone.

— Se lancio una corda dritto il timone, potreste prenderla?...

— Lo spero.

— Attenzione, dunque!...

Il pilota ritirò il gherlino della bandiera, una solida funicella

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