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lettere di fra paolo sarpi. | 123 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:131|3|0]]ce lo dimostra presentemente. Non possono fare a pezzi nè strozzare la Repubblica, la quale non vive in un sol uomo; ma dalle nostre città succhiano adesso maggior quantità di danaro, che non facevano quando ci stavano in casa. Per via di emissari anche prezzolati, insegnano con maggior cura la dottrina della papale onnipotenza e della cieca obbedienza; e, quel ch’è il peggiore de’ mali, disseminano l’odio tra le famiglie e la sedizione tra gli ordini dei cittadini. Sinceramente lo dico: essi ci fanno maggior male che in passato; poichè allora non ci odiavano, ma ci volevano salvi per aver del nostro di più e più lungamente, per godere la nostra dimestichezza e per dominarci. Ora cordialmente ci odiano, e bramano di vederci distrutti, affinchè più non sia chi osi disprezzare la loro potenza: a tale che non rimane più a noi speranza alcuna, se Iddio stesso non ci soccorre.
La S.V. mi prega a scriverle il mio parere intorno agli affari d’Italia. Il farò con tutta schiettezza. Se in qualche materia tengo in briglia il cervello, egli è in questa sopra tutte le altre; nè credo già che coloro i quali particolarmente si occupano de’ politici negozi e quegli stessi che v’hanno interesse, possano fare con fondamento congettura alcuna; perciocchè nessuno già opera quello che i prudenti opererebbero, ma quello invece che farebbesi da persone nè per costumi nè per ingegno da noi conosciute.
Gli Spagnuoli hanno nel ducato di Milano 12,000 pedoni italiani, 6000 tedeschi, 6000 svizzeri e 2,000 valloni; 600 cavalieri borgognoni e 1500 nostrali. Non v’ha in Italia capitano alcuno che sia abile a