Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
124 | lettere di fra paolo sarpi. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:132|3|0]]governare un tale esercito, dico tra i guerrieri di sangue spagnuolo; nè questi hanno danaro con che pagare gli stipendi, ma i soldati si alimentano alle spese delle popolazioni, con grandissimo devastamento del paese. Il duca di Savoia ha circa 16,000 uomini, parte di suoi sudditi e parte di Svizzeri. Egli non può assalire l’esercito spagnuolo, ch’è più potente del suo: lo Spagnuolo non può attaccare il duca, perchè mancante del danaro che è necessario per muovere un esercito, e insieme privo di condottiero. Incalza frattanto il verno. Se lo Spagnuolo finch’esso duri, vorrà mantenere in piedi l’armata, la è finita per quel povero ducato; il Milanese verrà ridotto a un deserto: quando poi lo licenziasse, verrebbe a perdere tutta quanta la riputazione, per non avere con tante spese, con tanti uomini, operato cosa alcuna; mentre, all’incontro, il duca salvato avrebbe i suoi possessi, e la sua dignità e libertà. Questo principe dà segno d’inviare il suo secondogenito al re di Spagna per trattare con esso lui della pace; ma quando sarà o se sarà veramente mandato, lo ignoro; in ispecie perchè il duca ha prescritto di fare il viaggio, non già per mare, com’è costume, ma per terra, traversando la Francia; per il che diventa più lungo, e nel frattempo potrebbe mutar pensiero.
Questo avviene alla scoperta; in segreto poi, così procedono le cose. Lo Spagnuolo non vuole in verun modo la guerra: egli sa che in Italia non può acquistare più oltre, ma ch’è facilissimo di perdervi anche quello vi possiede. Tenne dapprima pronte le armi per far paura al duca; ma quando vide di non riuscirvi, le rafforzò per ottener l’in-