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286 | lettere di fra paolo sarpi. |
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Per il corriero passato, monsieur l’Eschassier mi mandò la scrittura De ecclesiastica et politica potestate; e m’avvisa per questo spaccio, che per causa di quella è nata qualche pratica sediziosa, eccitata da’ papisti e repressa dal Parlamento. E certo, per parlar umanamente, le presenti occasioni pare a me ricercano, che tralasciati tutti li altri punti, adesso ognuno attendesse a difendere la libertà de’ principi, e a ridur in ordine la esorbitante potestà romana; perchè questa aprirebbe via ad altre verità e leverebbe assai favori a’ Gesuiti. Conosco molto bene, che se la Sorbona s’impegnerà in queste trattazioni, farà il bene suo e della Chiesa, acquisterà riputazione, passerà a cognizione di maggior cose, e darà credito alle buone opinioni. Ma è gran cosa che li Gesuiti abbiano tanta libertà di predicare, che ardiscano toccare l’autorità del Parlamento, e, quello ch’è peggio, difendere l’equivocazione in Francia, la quale ne’ tempi passati ha fatto professione di parlar di sincerità sopra le altre nazioni.
Mi piace che il Directorium sia considerato costì. Un pezzo è che li Spagnuoli e Italiani sentono la sua forza.
Mi pare che i Riformati in Francia siano a peggior condizione, che quando avevano un principe per capo, con tanti capi; li quali temo non li conducano in controversia e sospetto, e riducano a debolezza. E prego Dio, che provveda a ciò con la sua santa grazia. Non mi posso tacere, che mi pare peggiore stato, che avendo principe.
Quanto al matrimonio del re di Spagna con la figlia d’Inghilterra, non è da reputarlo così lontano dall’effettuarsi, attesa l’arte di Spagna e la sem-