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394 | lettere di fra paolo sarpi. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:402|3|0]]tera, dove Ella fa sopra ciò qualche risentimento; nel quale, perchè tra le altre cose gli scrive che comunichi ciò meco, son entrato in pensiero che V.S. possa aver creduto che con mia partecipazione esso Assellineau abbia fatto seco il suddetto officio; e pertanto non ho potuto trattenermi di non fare un poco d’apologia, perchè troppo mi peserebbe ch’Ella non fosse certa, la esistimazione mia verso Lei corrispondere al suo valore, prudenza e bontà. Per tanto, l’accerto in parola di verità, che l’ufficio non è stato fatto da monsieur Assellineau di mia saputa; nè, quando l’avessi presentito, averei in alcun modo comportato si facesse; nè resterò di aggiungere, il mio naturale in materia di confidenza non esser capace di mediocrità, ma di chi non si fida intieramente esser diffidente del tutto. V.S. mi è nota intieramente per una pratica di tanti anni, che il dubitare adesso della sua prudenza e circospezione, questo sarebbe far torto al suo merito e al mio giudicio. Io credo bene che il motivo di monsieur Assellineau sia originato da buona intenzione: però cotesta sua azione, come qualche altra ancora, lo mostrano abbondar superfluamente in cauzione; ma io anco superfluamente passerei innanzi in questo capo, essendo certo che V.S. con tanto resterà soddisfattissima.
Ora vengo alle sue. Ho sentito gran piacere che li negozii siano totalmente accomodati, che non resti timore di altro inconveniente, e che le Chiese siano soddisfatte.
Quanto alla venuta di Barbarigo costì, prima io non avevo speranza: nacquero poi certi emergenti pei quali la tenni certa, come mi raccordo aver scritto