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lettere di fra paolo sarpi. | 437 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:445|3|0]]terminerà in bene. La prego, intanto, a darmi qualche avviso delle cose sue, e della speranza che vi possa essere di veder migliorarsi le pubbliche, avendo gran desiderio che la corrispondenza interrotta sia restituita. Il che desidera anco sommamente monsieur Assellineau, il quale come m’ha comunicato il dispiacere che sentiva per non intendere nuova di Lei, così avendogli riferito che si ritrova in Parigi, ne ha sentito gran piacere, e spera che rimessa la indisposizione della podagra, gli farà grazia di qualche lettera.
Nelli tempi passati, per scriver alcuna cosa con sicurezza, e liberarsi dalla lunghezza che porta la cifra alfabetaria, io inventai quella traspositiva, nella quale però erano tre grandi imperfezioni. L’una, che non liberava dall’alfabetaria, perchè un solo nome proprio posto in qualunque luogo, o anco qualche principale, poteva dar indizio del contenuto: la seconda, perchè un minimo fallo commesso in qualunque luogo, faceva rimaner il tutto inintelligibile: e la terza, perchè gli articoli o congiunzioni potevano generar difficoltà se dovessero restar congiunti o separati dal principale. A queste mi pare aver intieramente rimediato. Alla prima, con divider i nomi propri e importanti in due o più parti, eziandio se bisognasse a lettera per lettera, in modo che non vi è alcun bisogno di cifra alfabetaria. Alla seconda è rimediato con le caselle segnate, sì che intervenendo un errore, non può intervenir tra l’una e l’altra, e non si comunica a tutta la narrativa; onde è facile correggerlo. Alla terza ancora è rimediato con separar quel tanto che va in una casella, con la virgola; in maniera che in una casella si