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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Satire (Persio).djvu{{padleft:102|3|0]]sua dominazione incantavano la moltitudine, non sedussero certo i gravissimi personaggi, che nelle stanze di Persio si radunavano, e giudicavano delle azioni del principe. E Persio in quotidiana consuetudine con Trasea Peto che gli era cugino ed amavalo siccome figlio, Persio parente stretto di Arria, al cui nome solo tutte si svegliano le idee di libertà e di coraggio, Persio alunno di Cornuto Stoico severissimo, Persio intrinseco di Claudio Agaterno Spartano, di Petronio Aristocrate di Magnesia, e di Plozio Macrino, e di Cesio Basso, uomini tutti di alto e rigoroso sapere, Persio condiscepolo intimo di Lucano, anima liberissima, e di Nerone capitale nemico, Persio finalmente dotato egli stesso di probità inesorabile e di acerrimo discernimento non è a stupire se egli si fu accorto per tempo dell’ipocrisia di quel tiranno, e senza essere stato spettatore della aperta di lui scelleraggine potè di fianco averlo preso di mira nelle sue satire anticipando sull’avvenire.

theta. v. 13. — Colla lettera Θ, iniziale di θάνατος, morte, votavano gli Ateniesi la capitale sentenza ne’ tribunali.

cantaverit ocyma. v. 22. — Cantar il basilico è antico proverbio, che vale il nostro raccomandare alle forche, cioè, imprecare maledizioni; e viene dalla superstiziosa costumanza con che anticamente seminavasi questo erbaggio, caricandolo d’improperj perchè nascesse più abbondante e più bello.

pertusa ad compita. v. 28. — Solevano i contadini, finita la semenza, sospendere gli aratri ne’ trivj e quadrivj, con sacrificj e feste allegrissime, chiamate Compitalia. In questi giorni solenni, ne’ quali il termine delle campestri fatiche, e la speranza di futura messe abbondante allarga il cuore alla gioja, il banchetto dell’avaro Vettidio si fa con polenta e cipolle. Aveva più senno Macronio, che

. . . . . . . . . .conviva
Quotidiano agli amici misurava
Tanto di cibo al consapevol ventre
Che al dì venturo illamentoso stesse;


e nell’inverno, per non morire di freddo,

. . . . . . . . . .del vicino
Appoggiavasi al muro, in cui sorgesse
L’incessante camin d’unta cucina.


Questi tratti del moderno pittore dell’avarizia non invidiano punto

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