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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Satire (Persio).djvu{{padleft:110|3|0]]Si rimprovera a Giovenale il menare con troppo sdegno la sferza, e pare che questi mansueti censori dimandino indulgenza pel vizio quasi timorosi dello stafile per sè medesimi. Ma una buona coscienza che vive tranquilla


si compiace a queste magnanime indignazioni, ed ama di veder il vizio fremere e impallidire sotto il flagello. Nocet bonis qui parcit pessimis, dice Seneca; e cessa di esser buono, aggiunge Plutarco, chi transige coll’uomo perverso. Considerando ie abbominazioni del secolo di Giovenale, è follia il desiderare nelle sue satire l’urbanità che distinse quelle di Orazio. Un imperadore Romano, l’arbitro della terra, che per le stanze cesaree si diverte a dar la caccia alle mosche, egli è spettacolo certamente degno di riso. Ma come si pensa che mentre Domiziano trastullasi con le mosche, si strascina al patibolo l’innocenza; che dalle segrete accuse d’un delatore dipende la vita e l’onore de’ cittadini; che le sostanze de’ vivi e de’ morti s’ingoiano dal fisco imperiale onde saziare l’avidità del soldato; che l’unica strada di non perire è il mestier del bardassa, del ruffiano, dell’adultero, della spia, come, io dico, il pensiero si arresta su queste scene d’orrore, la facezia muore sul labbro, e le ridenti immagini, i lepori, gli scherzi sono un insulto alla comune calamità. Il rimanervi insensibile e indifferente nel lutto pubblico, e dar opera allo studio senza mescolarvi gl’interessi del cuore non è privilegio che degl’ingegni unicamente consecrati alle scienze positive; i quali battendo una strada separata ed intatta dalle grandi burrasche delle passioni, reputano pensiero perduto ed inutile tutto quello che non è calcolo. Immersi profondamente nel contemplare le leggi del mondo fisico, poco assai li perturba lo strepito del mondo morale; e sia Caligola o Marc’Aurelio che governa l’imperio, ciò nulla monta per un Geometra, purchè lo si lasci descrivere delle curve. Siracusa va tutta a ferro ed a fuoco, e Archimede si sta a tirar linee sulla polvere. Lo scrittore al contrario, che intende alla meditazione de’ morali fenomeni, non si commove punto de’ fisici. Corre un domestico ad avvisare Pier Cornelio che la casa s’incendia; e discorretene con mia moglie, gli risponde il poeta senza muoversi dallo scrittojo.

Giovenale si compone, gli è vero, alcuna volta alla beffa: ma la sua buffoneria leva la pelle; è un riso che ti morde, e ti strazia.

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