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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Satire (Persio).djvu{{padleft:118|3|0]]infedele fa sempre miglior fortuna che una brutta fedele. Ma forse un disinganno se non altro ne risulterà nell’opinione di coloro, che senza cognizione di causa accusano di troppa mollezza e verbosità la più bella di tutte le moderne lingue, e la più suscettiva nel tempo stesso di tutte le tinte e caratteri, che il soggetto può dimandare.

Ove il P. Solari si risolva a far contento il pubblico della sua versione, ciò sarà senza dubbio con discapito della mia; ma vi farà guadagno la lingua e la letteratura italiana. Ciò fa sì, che messe da parte le apprensioni dell’amor proprio, io unisca sinceramente i miei voti a quelli del pubblico.

lunai portum. v. 9. — Or chiamasi porto Venere, e porto Lerice. Questo verso è di Ennio.

mæonides quintus. v. 11. — Racconta Ennio ne’ suoi annali una apparizione d’Omero, venuto a fargli sapere che la sua anima aveva prima abitato il corpo d’un pavone, poi quello del cantore dell’Iliade, dal quale in processo di altre metempsicosi aveva finalmente migrato in quello di Ennio stesso. Essendo Quinto il prenome di Ennio, apparisce chiara la beffa di Persio su questo sogno, finito il quale il povero sognatore si trovò di essere non Q. Omero, ma Q. Ennio qual erasi addormentato.

pictus. v. 32. — Vedi la nota al v. 89 della satira I.

cænam funeris. v. 33. — Gli antichi erano assai solleciti e vaghi di queste funebri cene, alle quali credevasi che assistessero le anime dei defunti, e si compiacessero alle lodi solite a recitarsi durante il convito sulle virtù dell’estinto: idea religiosa e piena pur di conforto, poichè prolungava in certo modo oltre le ceneri la lusinga dell’esistenza. La costumanza di queste pie gozzoviglie rediviva nei funebri agapi della prima Chiesa si mantiene ancora a’ dì nostri; ma non è nè l’erede, nè i congiunti che fanno banchetto. Come vanno i vostri affari, Sig. Curato? fu chiesto un giorno al Parroco di Monterotondo — Ringraziamo il Signore, che mi ha mandato ventidue morti più dell’anno scorso. Odo dire che in Lombardia si chiamano la polpetta dell’Arciprete.

maris expers. v. 39. — Possiede la lingua latina molti vocaboli d’opposto significato. Al v. 6 della prima di queste satire s’incontra il verbo elevat non in senso di alzare, ma di deprimere, avvilire, sminuire di prezzo; ed è metafora tolta dalle bilance delle quali va in alto il guscio che meno pesa. Cicerone l’usurpa in questo

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