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PROLOGO.




NÈ le labbra io tuffai nell’Ippocrene,
  Nè sul doppio Parnaso aver dormito
  Sovviemmi, onde sì ratto emerger vate.
  E le Muse, e la pallida Pirene
  5Lascio a quei, di che lambe la seguace
  Edra l’immago. Io mezzo paesano
  De’ vati al tempio le mie ciance arreco.
  Chi netto l’Ave al papagallo insegna,
  E alle piche il tentar nostre parole?
  10D’arti fabbro, e dator d’ingegno il ventre,
  Delle negate voci imitatore.
  Rifulga del doloso auro la speme,
  E scioglier ti parranno ascreo concento
  Corvi poeti, e piche poetesse.

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