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SATIRA I.


Il Poeta, e un Amico.


O cure umane! o quanto voto in tutto!
  Chi leggerà tai ciance? P. Ehi, parli meco?
  3A. Niun certo. P. Niuno? A. O niuno, o due: ve’ brutto
Caso. P. E perchè? Polidamante, e seco
  Le nostre Troe von forse a Labeone
  6Pospormi? Inezie. Se mi scarta il cieco
Quirin, tu nol seguir, nè opiníone
  Storta in tal lance raddrizzar. Te stesso
  9Cerca in te stesso: perciocchè di buone
Teste in Roma... Ah se il dir fusse permesso?
  Ma permesso gli è sì, se l’invecchiate
  12Barbe osservo, e il mal vivere d’adesso,
E tutto che facciam, quando lasciate
  Le noci sputiam tondo: allora allora
  15A chi satire scrive perdonate.
A. Nol posso. P. Che far dunque? Il riso fuora
  Della milza mi scoppia. — In chiusa stanza
  18Noi prosator, noi vati ad or ad ora
Qualche cosa scriviam d’alta importanza,
  Che polmon largo aneli. — E tu bianchito
  21Per nuova toga, e il crine in eleganza,

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