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SATIRA III.


Un Pedagogo, ed un Giovine


Sempre così? Già chiaro s’introduce
  Per le finestre il sole, e li spiragli
  3Angusti allarga la diffratta luce.
Russiam quanto a schiumar l’ambra, che smagli,
  Di campano Lieo sarebbe assai,
  6Finchè il gnomon la quinta linea tagli.
Cuoce Sirio furente, (a che più stai?)
  L’arse messi da un pezzo, e tutta è sotto
  9Ai lati olmi la greggia. G. Oh che di’ mai?
E fia vero? Ehi di là: quì alcun di botto:
  Nessun? — La bile allor lampeggia; i piedi
  12Batte il monello, nel gridar sì rotto,
Che le bestie ragliar d’Arcadia credi.
  Già libro, e carta, e canna, e bicolore
  15Liscia membrana nella man gli vedi.
Or duolsi che dal calamo l’umore
  Goccia un po’ grosso, ed or che per infusa
  18Tropp’acqua il nero dell’inchiostro muore;
Or la cannuccia, che fa scorbj, incusa.
  P. Uh poverello! e ognor più poverello!
  21E a tal siam giunti? Per miglior tua scusa

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