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  Sciupa un tesor splendido sciocco. Io n’uso
  Io sì, ma lauto non dò rombi al servo,
  Nè gustar so de’ tordi il sapor fino.

25Spendi quanto è il ricolto, e tutto il macina;
  Che temi? il puoi: lavora; e l’altro erbeggia.

  — Ma chiede aita l’amico che naufrago
  Salvossi ai Bruzj, e i sordi voti e tutto
  Seppellì nell’Ionio. Ei giace a riva
  30Co’ gran Dii della poppa, e il mergo scontra
  Del pin rotto gli avanzi. — Or dunque intacca
  Il capital; sii largo, ond’ei non giri
  Pinto in azzurro. — Ma, se il fo, la cena
  Funebre irato obblia l’erede, e fetide
  35Dà l’ossa all’urna, il cinnamo svanito
  Non curando, e le casie amarascate.
  Dirà: se’ sano, e sprechi? A dritto grida
  Bestio a’ Sofi: ecco il frutto del venutoci
  Con palme e pepe oltremarin sapere:
  40Viziár coll’unto il macco anche i villani.

  — Oltre il rogo ciò temi? Or tu mio rede,
  Qualunque ti sarai, due motti a parte.
  L’Imperador, nol sai? mandato ha il lauro
  Per grande rotta de’ Germani. Il freddo
  45Cener dell’are è scosso; ed armi al tempio
  Cesonia appresta e regj ammanti e rance
  Giubbe a’ prigioni e cocchi ed alti Belgi.
  Per sì bel fatto cento coppie ai numi

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