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conversazione sui commensali | 47 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu{{padleft:103|3|0]] Che ti dirò io come stia bene colui, che vedi laggiù in quel posto di liberto? Non fo per dir male, ei raddoppiò dieci volte il suo avere, ma poi fallì. Io credo ch’egli abbia ipotecati per sino i capegli, e non per sua colpa, per Dio, perch’egli è il miglior uomo del mondo, ma per colpa de’ suoi scellerati liberti, che si impadroniron di tutto. E tu sai, che quando la caldaia non bolle, e la fortuna declina, scompaion gli amici. Pur qual distinto impiego credi tu che egli esercisse per esser degno di quel posto? Ei fu beccamorti. Egli usava pure di mangiar come un re: cignali interi, pasticci, uccelli, cuochi, fornai: consumavasi più vino sulla sua tavola, di quel che nessuno abbia in cantina.41 Ma ei fu larva e non uomo. Andati poi a male i suoi affari, e nel timore che i creditori non si risolvessero di molestarlo, publicò un’asta con questa cedola:
GIULIO PROCULO
VENDERÀ ALL’ASTA I SUOI MOBILI
SUPERFLUI
ONDE PAGAR I DEBITI.