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e loro associazione colle comete. | 51 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Schiaparelli - Le stelle cadenti.djvu{{padleft:55|3|0]]cisa neppure intorno alla parte, che a coteste singolari formazioni era da assegnare nella gran macchina dell’Universo. Alcuno fra gli investigatori aveva già cominciato a disperare, che si potesse mai venire a nozioni solide intorno a questa materia, e inclinava di nuovo verso la teoria atmosferica, secondo cui le stelle cadenti si riputavano come risultato di qualche processo meteorologico analogo, p.e., alla grandine. I più parevano accostarsi all’opinione già emessa di Olmsted e da Biot, che le orbite delle nubi o delle correnti meteoriche intorno al Sole fossero poco diverse da circoli concentrici, e formassero col loro insieme l’apparenza nebulosa nota sotto il nome di luce zodiacale; cioè costituissero un grande ammasso di forma schiacciata simile ad una lente, col centro nel Sole, e cogli orli estesi nel piano delle orbite planetarie fino a toccare l’orbita della Terra. Humboldt nel Cosmos è stato il divulgatore più autorevole di questo modo di vedere, il quale oggi non appartiene più che alla storia. Ad accrescere la confusione e l’incertezza si aggiunse l’abuso che alcuni facevano della distinzione in meteore sporadiche ed in meteore sistematiche o periodiche, attribuendo ad essa non un significato nominale, ma un senso reale, che non ha in natura alcun fondamento. Nessuna maraviglia quindi, che per