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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Scientia - Vol. IX.djvu{{padleft:306|3|0]]egli a lungo, e frutto delle riflessioni sue sono due geniali Memorie che egli pubblicò «Sopra le distanze delle stelle fìsse dei varii ordini di splendore» e «Sulla distribuzione apparente delle stelle visibili ad occhio nudo».
Nel 1875, Schiaparelli cominciò le sue osservazioni di stelle doppie, che in seguito, finchè rimase a Brera, mai interruppe. Riuscì egli a fare ben undicimila misure micrometriche, che formano oggetto di due pubblicazioni importantissime, nelle quali egli si mostrò continuatore degno dei primi e rinomati scopritori e osservatori di stelle multiple, Guglielmo Herschel e Guglielmo Struve.
Sui pianeti Saturno e Urano fece osservazioni e scrisse negli anni 1882, 1883, 1884.
Negli anni 1882 e seguenti, intraprese lo studio del pianeta Mercurio, traendone l’inaspettata conclusione che per esso pianeta sono uguali i periodi della rotazione e della rivoluzione, così come per la Luna. Pubblicò questo risultato nel 1889; e l’anno seguente, discutendo le osservazioni anteriori e combinandole con le proprie, dimostrò che anche per il pianeta Venere ha luogo il fatto stesso: risultato che confermò più tardi nel 1895 con nuove osservazioni. Si trattava di risultati contrarii ad idee universalmente fino a lui accettate dagli astronomi; ma egli, osservatore e indagatore convinto, non esitò a renderli di pubblica ragione, dando nelle pubblicazioni relative prove di essere critico acuto delle osservazioni e delle indagini altrui, ma a un tempo critico severo e imparziale delle opere proprie. Sulla rotazione di Mercurio la più gran parte degli osservatori è oramai d’accordo con lo Schiaparelli; meno generale è il consenso delle menti sulla rotazione di Venere.
Nei mesi di settembre e di ottobre del 1877 intraprendeva Schiaparelli i primi suoi studi sul pianeta Marte, ed essi dovevano mostrare sotto luce nuova le risorse molteplici del suo ingegno, e dare a lui, per la novità loro e per l’indole accessibile in parte anche ai profani e al dilettantismo astronomico, una popolarità e una estensione di fama, che pochi scienziati prima di lui ebbero.
Il 5 maggio del 1878 egli presentava all’Accademia dei Lincei la sua prima Carta del pianeta Marte e la Memoria che l’accompagnava. Ottenne un successo grande e che andò via via allargandosi. Tutto in quella Memoria e in quella