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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Scientia - Vol. X.djvu{{padleft:78|3|0]]crioscopiche, assai più esatte e comode ad eseguirsi, conducono quindi ad una determinazione delle grandezze molecolari delle sostanze disciolte. Le nostre cognizioni sullo stato molecolare dei corpi, limitate prima alle sostanze gassificabili, vengono ora estese a tutte le sostanze solubili. Quale rivoluzione abbia portato questa estensione in tutti i campi della chimica e delle scienze affini è troppo noto perchè sia d’uopo insistere su questo punto.

Questa teoria fu esposta la prima volta, già nella sua interezza, in tre memorie presentate contemporaneamente il 14 ottobre 1885 alla R. Accademia delle Scienze di Stoccolma e pubblicate sugli atti di questa nel successivo anno 1886.

In queste memorie esiste ancora una limitazione assai notevole: tutte le soluzioni acquose dei sali, degli acidi e delle basi forti fanno eccezione nel senso che esse danno delle pressioni osmotiche troppo alte, e nelle relative equazioni van ’t Hoff deve quindi introdurre un coefficiente i maggiore di 1.

L’apparente eccezione fu subito spiegata da un giovane fisico svedese, Svante Arrhenius, che tre anni prima aveva studiato con grande successo la conduttività elettrica delle soluzioni; poichè l’anomalia di cui fu detto è presentata da quelle soluzioni che posseggono conduttività elettrolitica e, coeteris paribus, è tanto maggiore quanto più grande è questa conduttività, egli suppone che gli elettroliti all’atto della soluzione, siano già scissi largamente nei loro ioni.

Nacque così la teoria della dissociazione elettrolitica che fu fin dall’inizio legata indissolubilmente a quella delle soluzioni e con essa divise le lotte ed i trionfi.

E le opposizioni non potevano tardare. Invero la tempesta di stupefatta indignazione che ben tosto scoppiò in quasi tutto il mondo chimico più che la teoria di van ’t Hoff riguardava quella di Arrhenius, che ogni più radicata idea sembrava venisse a sconvolgere; ma anche contro la prima non mancarono le obbiezioni, specialmente in Inghilterra. Mentre il grosso degli scienziati francesi si chiudeva in una opposizione a base di indifferenza quasi sdegnosa, un gruppo di chimici e fisici inglesi, con a capo Pickering, Armstrong e Fitzgerald, sostenitori della teoria degli idrati, aperse una vera campagna contro le nuove vedute, ma con migliore criterio non fuggì la discussione, anzi provocò un vero e proprio contraddittorio orale.

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