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l’opera di j. h. van ’t hoff | 79 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Scientia - Vol. X.djvu{{padleft:87|3|0]]ebbe largo successo pel modo originale e tutto personale con cui è svolta la materia.
Se l’ufficio di professore nel senso più largo gli riusciva spesso gravoso, caro e gradito gli fu invece quello di maestro, verso i giovani praticanti già più maturi, che lavoravano con lui alle sue ricerche. Siccome non ebbe mai grandi laboratorii, non ebbe moltissimi allievi; parecchi di essi però raggiunsero posizioni distinte nella scienza e nella cattedra. Della personalità interessante del povero Meyerhoffer dissi già sopra. Fra gli altri non posso tacere di Ernesto Cohen, già suo assistente ad Amsterdam ed ora professore ad Utrecht, il più fedele e autorizzato interprete del pensiero del maestro, dalla cui attività amorosa attendiamo l’opera che ce ne ridia intiera la figura: Enrico Goldschmidt e Giorgio Bredig oggi professori a Christiania e a Zurigo, passaroro pure parecchi anni ad Amsterdam.
Chi scrive queste linee non può fare a meno di ricorrere col pensiero al laboratorio di Wilmersdorf presso Berlino, in cui ebbe la fortuna di lavorare per un anno nel 1900-01. Era un piccolo laboratorio, posto in una casa d’affitto, arredato convenientemente per le ricerche che vi si facevano (quelle sui sali di Strassfurt) ma non per altro; oltre a van ’t Hoff, a Meyerhoffer e ad un assistente stipendiato non vi avevano posto più di 5 o 6 praticanti. Non vi fu mai, io credo, laboratorio più internazionale e poliglotta; si può dire che salvo la francese tutte le nazionalità vi siano passate. I rapporti col maestro erano frequenti e famigliarmente cordiali. Il giorno dell’annunzio della sua morte, nessuno certo di noi che siamo passati di là, avrà potuto trattenersi dal pensare con una malinconia non esente di dolcezza ai giorni trascorsi nella pace laboriosa di Wilmersdorf.
Ma più di questi particolari potrà avere interesse l’esaminare quale era il suo modo di procedere nel lavoro intellettuale e quale la sua posizione rispetto a qualcuna delle maggiori questioni che agitano e dividono il mondo scientifico.
Il suo spirito era anzitutto sintetico e coordinatore; la sua opera prediletta fu sempre quella di studiare un gran numero di fatti, di riconoscerne le relazioni reciproche e di esprimerle in leggi generali. Certo, in lui come nella maggior parte delle menti inventive, ad un certo punto il risultato era