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108 | macchia grigia |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Senso.djvu{{padleft:110|3|0]]lasciato morire: sii maledetto. Tu avevi indovinato quel che io stavo per compiere, tu mi hai lasciato morire: sii maledetto.
Il soffitto della stanza mi crollava sul capo; la folla mi stritolava. Credevo di essere nell’inferno, in mezzo ai diavoli, giudicato dalla voce cavernosa e dagli occhi implacabili di un cadavere grigio.
Entrò un contadino, che avevo visto a Idro. Guardando l’annegato, esclamò:
— Povero vecchio, le voleva tanto bene! Due giorni soli ha potuto vivere dopo morta la sua Teresa! —
* * *
Mi posero a letto con una febbre da cavallo. Le impressioni di quella mattina, le fatiche della sera precedente, i rimorsi, produssero il loro effetto: avevo delle allucinazioni spaventose. Gli occhi infiammati mi dolevano assai. Il mio buon sindaco veniva a visitarmi due volte al giorno, e mi stava accanto delle lunghe ore, porgendomi egli stesso le medicine e raccontandomi piano, quando gli sembravo un po’ quieto, qualche storiella, che non mi faceva sorridere.
D’allora in poi la febbre s’è mitigata, ma, ad onta del chinino, non m’ha voluto lasciare. I medici dicono che è di quelle periodiche,