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10 | vade retro, satana |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Senso.djvu{{padleft:12|3|0]]scapperanno, lasciando alle nostre montagne due grotte di più, due buchi. Ma intanto si pianta qui, per alcune settimane, in un palazzo improvvisato, il capo dell’impresa con la sua ganza; e servi e operai e donnacce riempiono il villaggio di scandali; s’aprono bettole, si balla tutta notte, ci si ubbriaca e peggio. Alle miniere, alle ferrovie ci pensa pincone. Tre famiglie del paese hanno già venduto le loro giovenche per barattarle con le mirifiche azioni siderurgiche: altre seguiranno l’esempio. Alla rovina materiale si rimedierà, ma l’abiezione morale sarà senza riparo. Due delle più ingenue paesanelle, l’una di diciotto, l’altra di sedici anni, la Giulia di Pietro... —
La voce del prete, rauca e fiera, s’interruppe di botto. Era stato un torrente di parole: sembrava che non dovesse fermarsi più; non aveva tossito neanche una volta. L’indignazione bolliva da un pezzo in quello spirito ingenuo, ed era scoppiata; ma dopo l’ultima frase Don Giuseppe rimase improvvisamente impacciato, mortificato. Guardò in volto il dottore per ispiare se questi avesse potuto intendere il senso del periodo appena incominciato; e si confortò un poco, vedendo che teneva la testa bassa, come sbalordito dalla foga del lungo sermone. Il curato girò gli occhi ad un angolo della stanza, li fissò un istante sul Crocifisso, che gli parve più sanguinolento, più addolorato del solito, e recitò