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120 | il collare di budda |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Senso.djvu{{padleft:122|3|0]]Una sera, alle sei e mezzo, in Merceria di San Salvatore, mentre usciva dalla sua Cassa, ecco si imbatte in una fanciulla ammirabile. Alta, snella, con certi occhioni neri da far venire la pelle d’oca, e i capelli corvini, e la carnagione (si vedeva un poco più giù del collo) d’un bruno caldo, infiammato, che sembrava un riflesso d’incendio. Gioacchino sentì nel cuore un gran colpo, e, fatti due passi, voltò la testa. In quel punto voltava il capo anche la bella giovane, saettando con gli occhioni neri.
Gioacchino incerto, tremante, quando la ragazza fu lontana ebbe il coraggio di seguirla.
Alla svolta di una calle od alla discesa di un ponte, se la perdeva di vista, affrettava il passo, correva; poi, scopertala, si fermava di botto, e s’ella stava un minuto a guardare dinanzi alla mostra d’una bottega, egli andava a rifugiarsi vergognosamente in un sottoportico buio. Si studiava di camminare come se non fosse fatto suo, fischiettando, guardando in aria. Passava dalla paura all’ardire: tre o quattro volte gli venne l’impeto di accostarsi alla fanciulla; faceva due passi, e l’animo gli mancava. Così passarono da San Bartolomeo, poi dal ponte dell’Olio, poi dalla salizzada di San Giovanni Grisostomo, e finalmente dal campo de’ Santi Apostoli, dove la fanciulla incontrò una vecchia vestita di nero, con il cappellino a fiori color di rosa.
Il sole, splendente ancora nella vasta piazza,