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128 | il collare di budda |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Senso.djvu{{padleft:130|3|0]]cina, intorno alla tavola tonda, quattro medici, mentre, dietro al banco, lo speziale attendeva a pesare e ad incartare non si sa quali polveri bianche.
Gioacchino, vergognandosi di parlare di sè, principiò a narrare allo speziale il caso di un amico suo, che era stato morsicato da una donna, la quale alla sua volta era stata morsicata da un cane, probabilmente rabbioso. Nell’andare innanzi, infervoratosi nei particolari della storia, alzò a poco a poco la voce, sicchè i medici, dall’uscio aperto, si posero ad ascoltare. Il punto sul quale Gioacchino voleva essere illuminato era questo: — L’idrofobia si può trasmettere dall’uomo all’uomo? — Il farmacista non sapeva che cosa rispondere; ma intanto entrò una vecchietta a chiedere tre once di olio di ricino, e il farmacista, conducendo Gioacchino nella stanza attigua, espose ai medici la domanda di lui, mentre la vecchietta gli tirava la falda dell’abito perchè si sbrigasse a darle quel purgante, il quale doveva servire a guarir dalla colica la sua nuora, un bel pezzo di giovinotta, che aveva mangiato, essendo giorno di magro, un subisso di baccalà.
I quattro medici, i quali stavano aspettando invano di essere chiamati da qualche cliente, e intanto non sapevano come ingannare il tempo, giudicarono la quistione bella, ma molto intricata. Uno, il più vecchio, si rammentava di avere letto nello Sperimentale di