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il collare di budda | 137 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Senso.djvu{{padleft:139|3|0]]il volto rotondo e gioviale del tenente, chiese tremando:
— Ella conosce Irene? —
L’altro si mise a ridere, come se volesse dire: e chi non la conosce?
— Scusi, ci andò ier l’altro per caso?
— Sono tre mesi che ci vado tre o quattro volte la settimana e le ho condotto quasi tutti gli ufficiali del battaglione.
— Irene in calle delle Zotte, numero 120, quella ragazza che abita con la madre?
— Una bella madre davvero!
— Ma insomma, Irene....?
— Non lo sapeva? —
Allora soltanto il bel giovine s’avvide che il disgraziato cassiere non si sentiva bene, e, poichè Gioacchino pregava di essere lasciato solo, il tenente, senza darsi la briga di capire codesto imbroglio, se ne andò via, intendendosela con l’antiquario dello Scudo d’oro, perchè, quando a quel matto del cassiere fosse piaciuto, gli portasse a casa il collare. Zaccaria s’inchinò tanto che toccò quasi il suolo con le due punte della barba grigia.
— E mi costa cento lire! — ripeteva Gioacchino, e, mentre contava i danari allo sportello, andava ripensando alla pietra da legarsi al collo e al canale ove affogarsi. Poi esclamava: — Voglio vendicarmi; voglio uccidere la vecchia prima e la giovane poi. — E tremava di paura.