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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Senso.djvu{{padleft:151|3|0]]s’è piantato? A Venezia? Ho sempre avuto un gran prurito di andarci; ma poi, seminario, noviziato, canonicato, rettorato, il diavolo che mi.... E lei da qual parte del mondo mi capita qua? Oh! Ah! Vedi bel caso. Bene, benone, arcibenissimo. Pasquale, un’altra brancata di fascine, e la cena presto, e il Grignolino del 1870, intendi bene? —
Non pareva una cena da mille metri sul livello del mare, nè da Siberia. Si mangiava, si beveva allegramente.
— Pasquale, un’altra bottiglia. Il Barbera del 1860.
— Grazie, ho bevuto abbastanza.
— Via, via, l’ultima sera dell’anno! E per il figliuolo del mio più vecchio amico! E sta bene Gigi? Sarà diventato grasso, mi figuro, e grigio. Porta la barba intiera o il pizzo o i soli baffi o ha la faccia pelata come me? Quarant’anni fa era una buona pelle quando ci si metteva. Una certa servotta, la Santina: aveva le mani e le guance rosse, e i capelli crespi. Una sera.... Dio me lo perdoni.... —
E si turava con le due mani la bocca enorme, e sghignazzava. Il naso lungo e adunco, gli occhi piccoli e biancastri, il mento aguzzo e sporgente, la fronte schiacciata e bassa, tutto era in moto in quel volto, su quel collo interminabile, su quella interminabile persona scarnita; e dimenava le braccia come un mulino a vento.