< Pagina:Senso.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

santuario 167

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Senso.djvu{{padleft:169|3|0]]voglia che non le accada una disgrazia su queste rupi, con questa neve. Lo predicavo io che lasciarla così sola e libera era un’imprudenza. — Due grosse lagrime scendevano sulle ruvide guance di Pasquale, e sospirava forte.

— Sentite, Pasquale, non ha parenti quella poveretta?

— Ha padre e madre; ma non vogliono veder la figliuola, perchè si maritò senza il loro consenso: gente cattiva, malvista da tutto il paese.

— E il marito?

— Un poco di buono. Le mangiò quel po’ di dote, e un bel giorno se ne scappò via, in America, pare, piantandola senza un soldo, con un bambino di cinque mesi.

— E il bambino?

— Tre giorni dopo fuggito il padre, morì. Allora la disgraziata.... — e Pasquale agitò due volte la mano destra innanzi alla fronte, poi continuò: — Il nostro rettore, sant’uomo, ch’era il suo confessore e non voleva fosse consegnata ai cattivi genitori, la fece venire qui, affidandola alle Figlie di Gesù. Per carità, signore, veda se può trovarla sulla china del monte, verso le cappelle. Io non mi posso muovere.

— State quieto, buon uomo, cercherò, dappertutto. Ma tornerà senza dubbio da sè.

— Dio lo voglia. Ho un brutto presentimento. —

Mi fermai fuori della cancellata un poco a

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.