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16 vade retro, satana

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Senso.djvu{{padleft:18|3|0]]la baldanza de’ conquistatori, mostravano una gran paura di essere sbalzati a terra, quando le ruote o si alzavano sugli enormi sassi, di cui sono sparse le tortuose, strette ed erte vie del paesello, o si sprofondavano nelle buche di pantano, da cui schizzava intorno la melma. I due monelli guardavano in giro, confusi di tanto chiasso, desiderosi d’una cosa soltanto, di saltar giù dal carro trionfale per unirsi a’ loro compagni e dimenarsi liberamente e gridare anch’essi: Viva, viva!

La cagione della loro gran gloria era spiegata da Menico ad un vecchio, venditore ambulante di quegli enormi ombrelloni rossi e azzurri, i quali mettono nella malinconia del paesaggio, quando piove, una pennellata allegra. Il caso dunque era stato questo: i due ragazzi, nel principio della passata primavera, andavano a raccogliere sul monte della Malga, quello che manda la più lunga ombra nella Val della Castra, le radici di una certa erba medicinale. È uno dei piccoli guadagni dei montanari, i quali per un grosso peso di arnica, di genziana, di aconito, di lichene, o che so io, racimolati sulle roccie, alla cima dei dirupi, col rischio di rompersi il cranio nella voragine, pigliano qualche soldo. La neve al basso si andava squagliando, ma i due fanciulli, raspandola via via, senza pensare ad altro, salivano sempre più in un luogo che da otto mesi non vedeva anima nata. All’improv-

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