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180 quattr’ore al lido

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Senso.djvu{{padleft:182|3|0]]disgraziati! — alle corde, e piantati sull’arena, dove passeggiano i granchi. L’immobilità li intirizzisce, li raggricchia: paiono ranocchie umane. E quant’è difficile trovare il corpo bello di un uomo! Nella donna la bellezza delle membra è men rara: basta l’armonia delle parti, una certa rotondità gentile, una certa bianchezza trasparente e rosea, e forse il desiderio ci fa meno difficili. Ma nell’uomo la vigoria sana deve accoppiarsi alla snellezza morbida; le membra sciolte, giuste, nè troppo asciutte, nè pesanti di polpa; una espressione generale di ardire elegante. Gli antichi volevano la grazia persino sui campi di battaglia. In Tessaglia la iscrizione di una statua diceva: Ad Elatione, che ben ballò la battaglia, questa statua il popolo. La sproporzione, da noi moderni tollerata con indifferenza, era insopportabile agli antichi. Un dì ad un mimo tarchiato e grasso il pubblico vociò ridendo: Non isfondare il palco; un altro dì ad un mimo pallido e mingherlino mandò ironicamente questo saluto: Fa di star sano, e un’altra volta ad uno di troppo alta statura, figurante Capaneo che si avventa alle mura di Tebe, gridò indispettito: Scavalca il muro, non hai bisogno di scale.

Sul ballatoio, verso il mare, si atteggiavano dunque dieci o dodici uomini panneggiati di bianco. Avevano messo sul capo l’asciugamano in forma di Palliolum, e si avvolgevano il corpo con il lenzuolo a modo di

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