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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Senso.djvu{{padleft:201|3|0]]lecole volanti della mia anima diffondersi e sparpagliarsi in una immensa parte di terra, in una immensa parte di cielo. Il mio pensiero non afferrava più nulla: invadeva tutto.

Guardavamo a’ nostri piedi le ombre. Di quando in quando alzavamo gli occhi per fissarci in viso teneramente: e le nostre labbra si toccavano.

Ci trovammo a un tratto in una grande ombra opaca, e udimmo nello stesso tempo un salmeggiare sommesso di voci femminili. Alla sinistra del viale s’alzava una chiesetta: aveva il portico sostenuto da esili colonnine e coperto da una larga tettoia di legno. La porta spalancata mandava un chiarore fioco fioco. Entrammo. Un frate solenne con la barba d’argento leggeva le litanie al lume di un cerino aggomitolato, che teneva nella mano tremante, e ad ogni versetto una dozzina di contadine inginocchiate rispondevano cantando. Nelle tenebre della chiesa il moccolo del frate mandava un barlume oscillante sulle teste immobili delle donne, e faceva intravedere non so che bizzarre e lugubri forme. Pareva che nello sfondo della nave s’aprisse una lunga serie di pesanti arcate, e in fondo luccicassero pallidi due stoppini; pareva che le muraglie fossero dipinte a bieche figure di santi, di dannati e di mostri; pareva che il negro soffitto di grosse travature si trasformasse nella cupa scala delle re-

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