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268 | senso |
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Da tre mesi non vedo questo mio scartafaccio. Non mi sono attentata di portarlo in viaggio, e mi doleva, confesso, di averlo lasciato a Trento. Riandando nella memoria i casi di tanti anni or sono, il cuore torna a palpitare e sento un’aura calda di gioventù, che mi spira d’intorno. Il manoscritto è rimasto serrato a tripla chiave nel mio scrigno segreto, dietro all’alcova della mia camera; e stava chiuso con cinque suggelli in una grande busta, su cui, prima di partire, avevo scritto a grossi caratteri: Affido all’onore di mio marito il segreto di queste carte, ch’egli, dopo la mia morte, brucierà senza dissuggellarle. Me ne andai tranquillissima: ero certa che il conte, anche sospettando, avrebbe religiosamente adempiuto la volontà di sua moglie.
Ho avuto adess’adesso dalla cameriera una notizia, che mi ha disgustata: l’avvocatino Gino prende moglie.
Ecco la costanza degli uomini, ecco la saldezza delle passioni! — Contessa Livia, muoio, mi uccido; la sua immagine sparirà dal mio petto con l’ultima goccia del mio sangue; mi calpesti come uno schiavo, ma mi permetta di adorarla come una Dea. — Frasi da melodramma. Pochi mesi, e tutto svanisce. Amore,