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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Senso.djvu{{padleft:285|3|0]]— Abbia compassione di me. Accopperemo le due cavalle, e il padrone mi caccerà sulla strada.
— La responsabilità è mia. Obbedisci e non pensare ad altro — e gli diedi quattro marenghi. — Ti darò il doppio quando saremo tornati, ad un patto per altro, che tu non dica niente a nessuno.
— Per questo non c’è pericolo; ma gl’ingombri della strada, carri, i cannoni, le prepotenze dei soldati, le seccature dei gendarmi?
— Ci penso io. —
Giacomo piegò il capo, rassegnato, ma non persuaso.
— A che ora giungeremo a Verona?
— Quando vorrà il cielo, signora padrona; e sarà un miracolo se ci arriveremo vivi, lei, signora padrona, io e le due povere bestie. Per me poco importa, ma per lei e per le bestie!
— Bene, alle quattro dunque, e silenzio. Se taci avrai quello che ti ho promesso, se parli ti licenzio sui due piedi e senza salario. Hai inteso? Bada che tutti, anche la cameriera, devono credere che andiamo a San Michele, dalla marchesa Giulia. —
Giacomo, rannuvolato, s’inchinò ed uscì dalla stanza.
All’alba ero in carrozza, e via. Avevo chiuso le tendine degli sportelli, e guardavo da un