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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Senso.djvu{{padleft:291|3|0]]chia. Allora cominciarono i discorsi, interrotti spesso da scherzi e da carezze. Sentivo le parole, il senso mi sfuggiva. A un tratto la donna pronunciò il mio nome.
— Mostrami i ritratti della contessa Livia.
— Li hai visti tante volte.
— Mostrameli, te ne prego. —
L’uomo, rimanendo disteso sul canapè, alzò un lembo della tovaglia, aperse il cassetto della tavola e ne cavò delle carte. La ragazza, diventata seria, cercò fra quelle i ritratti e li guardò lungamente, poi:
— È bella la contessa Livia?
— Lo vedi.
— Non mi capisci: voglio sapere se ti par più bella di me.
— Nessuna donna mi può parer più bella di te.
— Vedi, in questa fotografia il vestito da ballo lascia scoperte le braccia intiere e le spalle giù giù — e la fanciulla s’accomodava la camicia, confrontando con il ritratto:
— Guarda, ti sembro più bella?
L’uomo la baciò in mezzo al petto, esclamando:
— Mille volte più bella. —
La fanciulla, accanto alla lucerna, fissando negli occhi l’uomo, che sorrideva, pigliò ad uno ad uno i quattro ritratti, e lenta lenta li lacerò ciascuno in quattro pezzi; e lasciava cadere quei brani sulla tavola in mezzo ai tondi e ai bicchieri. L’uomo continuava a sorridere.