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290 senso

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Senso.djvu{{padleft:292|3|0]]— Ma tu, cattivo, le dici pure di volerle bene.

— Sai che glielo dico il meno possibile; ma ho bisogno di lei, e non saremmo qui insieme, cara, se non m’avesse dato il danaro che sai. Quei maledetti medici me l’hanno fatta pagar salata la vita.

— Quanto t’è rimasto?

— Cinquecento fiorini, che sono già in parte sfumati. Bisogna scrivere a Trento alla cassa: ogni parola dolce, un marengo.

— Eppure — disse la donna con gli occhi pieni di lagrime — eppure mi pesa.

L’uomo se la tirò vicina vicina sul canapè verde, mormorando: — Lagrime non ne voglio.


In quel punto il cuore mi si rivoltolò dentro: l’amore era diventato esecrazione. Mi trovai nella strada. Andavo senza sapere dove; mi passavano accanto nella oscurità, urtandomi, gruppi di soldati, barelle, da cui venivano gemiti lunghi o strilli di dolore, qualche cittadino frettoloso, qualche contadino spaurito; nessuno badava a me, che scivolavo lungo i muri delle case ed ero vestita tutta di nero con un fitto velo sul volto. Riescii ad un largo viale piantato di alberi cupi, dove il fiume, corrente alla mia destra, rinfrescava un poco l’aria affannosa. L’acqua si perdeva quasi nelle tenebre; ma non mi venne, neanche per un attimo, la tentazione del suicidio.

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