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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Senso.djvu{{padleft:295|3|0]]Nessuno badava a me.
Entrò, sola, una ragazza, pareva una crestaia, e si pose a sedere a lato dell’ufficialetto magro, chiedendogli ad alta voce:
— Me lo paghi un caffè?
Dopo alcuni discorsi, ai quali non posi attenzione, uno dei militari sdraiati disse alla ragazza, senza muoversi:
— Sai, Costanza, ho visto il tuo tenente Remigio
— Quando? — chiese la femmina.
— Oggi. Sono andato da lui. Era insieme con Giustina. La conosci Giustina?
— Sì, quella biondona, che ha tre denti rimessi.
— Non me ne sono accorto.
— Guardala bene. E come sta Remigio?
— Qualche doloretto alla gamba, che lo fa guaire ogni tanto, e zoppica un poco, ecco tutto. È stata proprio una malattia provvidenziale quella. Gli altri arrischiano la pelle, si logorano nelle fatiche, nei calori d’inferno, nella fame, in tutte le maledizioni di questa guerra, e lui mangia, beve e sta allegro e trova chi lo mantiene.
— Chi vuoi che lo mantenga quel buon mobile?
— Una signora.
— Una vecchia bavosa.
— No, mia cara, una signora bella, giovane e, per giunta, milionaria e contessa e innamorata matta di lui.