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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Senso.djvu{{padleft:301|3|0]]piena di dolcezza: — Andate, figliuole mie, andate, dobbiamo parlare con la signora.
Le bambine fecero un passo verso di me come per darmi un bacio; voltai la testa; se ne andarono finalmente un poco mortificate.
— Generale — mormorai — vengo a compiere un dovere di suddita fedele.
— La signora contessa è tedesca?
— No, sono trentina.
— Ah, va bene — esclamò, guardandomi con una cert’aria di stupore e d’impazienza.
— Legga — e gli porsi in atto risoluto la lettera di Remigio, quella che avevo ritrovata nel taschino del portamonete.
Il generale, dopo avere letto:
— Non capisco; la lettera è indirizzata a lei?
— Sì, generale.
— Dunque l’uomo che scrive è il suo amante. —
Non risposi. Il generale cavò di tasca un sigaro e lo accese, s’alzò da sedere e si pose a camminare su e giù per la sala; tutt’a un tratto mi si piantò innanzi e, ficcandomi gli occhi in volto, disse:
— Dunque, ho fretta, si sbrighi.
— La lettera è di Remigio Ruz, luogotenente del terzo reggimento granatieri.
— E poi?
— La lettera parla chiaro. S’è fatto credere malato, pagando i quattro medici — e aggiunsi con l’accento rapido dell’odio: — È disertore dal campo di battaglia.