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vade retro, satana 29

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III.


Aperto l’uscio della camera e fatto un profondo inchino, il servo si ritirò, lasciando il prete solo con la donna. Nel primo istante non la vide, perchè la camera sembrava un grazioso incendio, e gli occhi restavano abbacinati. Le tappezzerie, i canapè, le poltrone, tutto era di stoffa rossa, d’un rosso roseo brillante, con certi disegni gialli sinuosi, come a fiamma; e il sole del tramonto, caldo, vivo, d’oro, entrava dalle due finestre spalancate, gettando sul rosso e sul giallo della stanza certi lumi incandescenti e certi lustri, che somigliavano a fuochi e a scintille. Un odore di essenze, acuto, inebbriante, si effondeva dalla toletta a trine e a ricami, dove, sotto al baldacchino, tenuto in aria volando da un putto alato, luccicavano dinanzi alla cornice dello specchio, tutta a fiori di vetro, innumerevoli vasetti di metallo bianco e pettiniere e saponiere e ampollette di cristallo terso e ninnoli d’ogni maniera.

Il prete, entrando, si sentì una vampa alla

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