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62 | vade retro, satana |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Senso.djvu{{padleft:64|3|0]]un foglio che abbia l’angolo intiero! Paramenta albi, rubri, viridis, violacei et nigri coloris.... oh che colori sbiaditi, non si distinguono più l’uno dall’altro! Bursa, velum, manutergium.... roba da buttar via! Ampullæ vitreæ.... — Le ampolle non c’erano; e qui la faccia del novello pastore assunse una espressione tra lo scandalizzato, il disgustato e il pietoso, chinando il capo a sinistra e giugnendo le mani all’altezza della bocca.
Nella canonica Don Giuseppe disse: — Lascio tutto, eccetto, se permettono, questo fardello, — e mostrava la roba che c’era dentro. Continuò lesto, come se le parole gli bruciassero le labbra: — Prego il signor Capocomune di accettare in mia memoria questo fucile da caccia; prego il reverendo signor curato di distribuire ai poveri del paese un poco di danaro, a giudizio suo, in compenso di questi mobili, di tutti questi oggetti, che sono mia proprietà e che abbandono alla canonica. — L’ecclesiastico, grave e contegnoso, dopo avere ben guardato in ogni angolo della stanza, assentì col capo. La voce di Don Giuseppe ripigliò fioca, strozzata dal dolore: — Mi faccia poi una grazia, reverendo: ai miei.... scusi, ai suoi buoni parrocchiani rechi l’ultimo addio del povero pastore senza gregge. Li ho tanto amati, e devo partire, dopo dieci anni, senza salutarli con una sola parola d’affetto, e nell’andarmene sento l’anima straziata ed il corpo disfatto, e mi restano pochi