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vade retro, satana | 65 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Senso.djvu{{padleft:67|3|0]]pure, Menico, io non sono colpevole. Non ho fatto, ch’io sappia, niente di male. Ho resistito al demonio; l’ho vinto. Ho amato i miei parrocchiani. — E tornò a nascondere il volto ed a piangere.
Menico si fece coraggio, e chiese finalmente quel che voleva domandare da un pezzo: — Signor padrone, dove intende di andare?
— Fino a Cogo, per questa sera.
— Ma poi?
— Non lo so.
— E allora?
— Mi affido alla Provvidenza.
— La Provvidenza, va bene; ma, scusi, signor padrone, ha danari in tasca?
— No.
— Già non ne poteva avere. Li consegnava tutti a me, che facevo le spese. Ma se non me ne ricordavo io.... — e porse al padrone un vecchio portamonete, soggiungendo: — Vi sono cento lire.
— Cento lire, in che modo? Io non posso averti consegnato tanto.
— Sì, signor padrone.
— Dimmi la verità.
— Ebbene, c’è dentro qualche cosa de’ miei risparmi.
— Tutti, rispondi il vero. E vuoi restare senza nulla?
— Ho bisogno di poco.
— Sei un cuor d’oro; ma non voglio. Accetterò venti lire.