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vade retro, satana 5

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Senso.djvu{{padleft:7|3|0]]voce: — Un bel gusto davvero, pigliarsi un raffreddore! Senza niente sul capo, senza un fazzoletto al collo. — E aggiunse un po’ più basso: — La è da matto, proprio da matto. — Uscì di camera sbattendo l’imposta; ma poco dopo rientrò, andò a pigliare sul letto il calottino del padrone e, alzandosi in punta di piedi, glielo mise sulla chierica. Il prete si voltò irritato e, agguantato il calottino, lo buttò in terra dinanzi a Menico, gridando: — Ho caldo, vattene via. —

Tornò a guardare le nuvole; ma non erano scorsi due minuti che si voltò di nuovo, cercando con gli occhi Menico. Non c’era; andò in cucina, non c’era; andò nel piano superiore, una specie di soffitta mezzo aperta all’acqua ed alla neve, non c’era. Lo trovò a’ piedi della stretta e scricchiolante scala di legno, che dal piano, per così dire, nobile dell’edificio scendeva esternamente al sagrato della chiesa, dove cinque o sei contadini, ragionando sulla novità del temporale, guardavano ancora con tanto d’occhi alla valle, in cui le folgori avevano cessato di scoppiare, i lampi avevano smesso di balenare, e le nubi s’andavano via via diradando. Il prete si accostò al vecchio e, nello stendergli la mano, gli disse in modo che i contadini potessero udire: — Menico, perdonami. — Il vecchio girò il viso dall’altro lato, alzando le spalle e tenendo le mani in tasca. Era piccolo, magro, sparuto; aveva la barba meno grigia che

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