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vade retro, satana 69

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Senso.djvu{{padleft:71|3|0]]allegra lo pregò di salire. Al prete infelice la voce purissima di quella ingenua creatura parve scendesse dalle alture del cielo. — È l’angelo buono — mormorò, e questo pensiero gli richiamò nella fantasia con la rapidità del fulmine l’angelo cattivo, il demonio terribilmente bello: allora, scoperto dal drappo verde sdruscito il volto sanguinoso del Cristo che teneva sotto l’ascella, gli impresse un bacio disperato, come se invocasse da quel legno la propria salvezza.

Ma la signora Carlina insisteva: — Venga su, venga, signor curato; ho tante cose da dirle. — Il prete non rispose, e tirò di lungo; ma, dopo venti passi, mentre stava di fianco alla cappelletta, ove s’era fermato due giorni addietro, non potendo più reggersi sulle gambe, sentendosi vacillare e mancare, vi entrò. Al chiarore incerto del lumino, l’immagine goffa della santa gli tornò a sembrare il ritratto infernale di Olimpia.

Trascorse una mezz’ora. La signora Carlina, che aveva visto il prete entrare nella cappella, dalla quale si spandeva in un breve spazio di via un fioco barlume, non vedendolo uscire, impensierita cominciando a insospettirsi di qualcosa, scese con la fantesca e andò ella stessa a vedere. Don Giuseppe, accasciato in un angolo, non dava segno di vita: le braccia penzoloni, il capo reclinato all’indietro, gli occhi spenti, la bocca da morto. Fu chiesto aiuto, e il corpo del povero prete

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