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macchia grigia 89

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Vi dicevo dunque, dottore, che il dì 24 dello scorso ottobre passavo sul far della sera dal Ponte dei Re accanto a Garbe. Un uomo, appoggiando i gomiti sul parapetto e il mento sulle palme, guardava molto attentamente l’acqua del fiume. Uscivano tra le sue dita delle ciocche di barba bianchissima; la faccia, mezzo nascosta dal cappello tirato sulla fronte, non si vedeva bene. Non era vestito propriamente nè da contadino, nè da operaio: portava una casacca e de’ larghi calzoni d’un colore chiaro grigiastro.

Passai accanto al vecchio; non si mosse; continuò a fissare l’acqua vicino alla pila del ponte, dove, stringendosi per attraversare le due arcate, gorgoglia impetuosamente. Guardai abbasso anch’io, credendo che vi fosse qualcosa di curioso a vedere; non avvertii niente di strano, ma quel gioco di onde, a cui non avevo mai badato, mi piacque.

È una lotta formidabile tra l’acqua che corre e i sassi colossali che tentano di sbarrarle la via. E le onde, incalzate da quelle che sono dietro, e queste cacciate innanzi dalle altre più lontane, a cominciare dai rigagnoli nascenti nelle nubi, quanta fatica, quanta astuzia devono adoperare, e come

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