< Pagina:Serao - Cristina, Roma, Voghera, 1908.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

sacrilegio 133

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Cristina, Roma, Voghera, 1908.djvu{{padleft:135|3|0]] ceva un senso di benessere fresco, un cullamento quasi inavvertito, tanto era lento.

Ma in certe sere in lei l’angoscia diventava impaziente e come lui taceva, quasi aspettando, lei trabalzava, nervosa, a dire, a dire, a dire. Prima cercava di moderarsi, di temperare la voce e di dominare l’impeto nervoso. Ma il suo carattere orgoglioso e la sua gioventù ribelle si spezzavano in quei ricordi così caldi, così vivaci. S’interrompeva, talvolta:

— Sentite, ho la febbre, come allora.

E metteva la sua mano su quella di Guido. Lui la tratteneva nella sua, molle-

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.