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un intervento. 97

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— Siete cortese anche nell’intenzione.

— Vorrei esserlo nei fatti per voi.

— Vedremo. Dunque vi diceva che un mezzo c’è. Eccolo qui: io, a niun costo, voglio fare sapere a mio padre la verità....

— La triste verità.

— Aggettivo inutile. Mio padre ne soffrirebbe molto ed io avrei un rimorso cocente della sua sofferenza: le colpe dei figli non debbono essere piante dai padri. Finora, per le mie cure e per le vostre, per la lontananza, per la nessuna conoscenza che egli ha di persone milanesi, gli è stato risparmiato questo dolore. Ma domani, tutto questo bell’edifizio di pietose menzogne cadrebbe, e sa Dio quali ne sarebbero le conseguenze. Occorre impedire ciò assolutamente; voi mi aiuterete in quest’opera. Che egli ci ritrovi domani insieme come ci ha lasciati; che non una parola, non un gesto gli riveli il vero stato delle cose: ecco quanto dobbiamo fare.

Tutto questo era stato detto con voce seria e grave, e seriamente Guido lo aveva ascoltato. Pure non rispose subito: rifletteva.

Emma s’impazientì:

— È la commedia, come vedete — essa riprese. — Una commedia per beneficenza, non vi dovrà costare tanto.

— Per me sono pronto. Non temete che avvenga qualche equivoco?

— Quale?

— I servi....

— Darete licenza per domani al nuovo servo che ho trovato stamane. A Giuseppe parlerò io.

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